Dopo le polemiche e i blocchi europei ad analoghi tentativi avvenuti negli anni scorsi, quest’anno la Legge di Stabilità 2016 ha previsto e confermato importanti incentivi all’intermodalità con stanziamenti nel 2016 di 45 milioni per il marebonus (trasporto combinato strada-mare) e 20 milioni per il ferrobonus (trasporto combinato strada-ferrovia), per il 2017 di 44 e 20 milioni e per il 2018 di 48 e 20 milioni.
Inoltre, con il calendario dei divieti al traffico pesante 2016 termina il periodo sperimentale della deroga per i trasporti combinati, che ora diventa strutturale.
Due azioni il cui obiettivo dichiarato è quello di sviluppare un’offerta di trasporto merci a minor impatto ambientale ed al contempo competitiva sia sul fronte delle rese sia su quello economico.
A voler guardare con occhio critico alla manovra, la domanda che potremmo porci – e a cui si è dato una risposta il consiglio europeo negli scorsi anni – è relativa alla reale possibilità di rendere competitiva l’alternativa intermodale senza sovvenzioni economiche statali.
La vera domanda da porsi a mio avviso è: “quando pensiamo all’intermodalità pensiamo ad uno dei vari strumenti per rendere più efficienti i nostri trasporti o anche al futuro e alla salute dei nostri figli?”
Autore: Stefano Milanese
Ingegnere Gestionale, si occupa di consulenza e formazione dopo aver maturato una più che decennale esperienza con ruoli di responsabilità nelle aree Supply Chain e Logistica presso multinazionali leader nei settori consumer goods e fashion.