A fine dicembre 2022 sono quasi cinquanta le settimane consecutive di calo dei noli marittimi come rilevato dal Drewry’s World Container Index. Possiamo vedere nel dettaglio come, ad esempio, il costo di trasporto di un container da 40’ da Shangai a Genova, nel giro di un anno, sia passato da circa 13.000$ a circa 3.000$.
Le cause di questo andamento sono molteplici. Innanzitutto attualmente stiamo assistendo ad una riduzione della domanda di trasporto legata al rallentamento della crescita economica ad al trend dell’inflazione più alta mai vista da alcuni decenni a questa parte.
Dietro a questo fenomeno c’è una seconda spiegazione che è possibile apprezzare analizzando i dati su un orizzonte di tempo più ampio. I livelli di costo raggiunti nel biennio 21-22 sono stati di gran lunga i più elevati mai raggiunti in passato a causa della pandemia da Covid-19 e le successive ripercussioni in ambito produttivo-logistico. Durante il biennio 21-22, rispetto ai valori pre-crisi, gli aumenti non erano più quantificabili in termini % bensì si esprimevano in x5 o x6 intese come di quante volte era aumentato il valore di un determinato trasporto rispetto al periodo del 19-20.
Molti addetti ai lavori avevano infatti previsto un “naturale” ritorno alla normalità dei noli in concomitanza con lo stabilizzarsi della situazione sanitaria.
La domanda ora è per quanto continueranno a scendere. Ma nessuno può ancora rispondere con precisione. Secondo la società di analisi Xeneta, la tendenza proseguirà, con “piccole riduzioni”, anche nelle prossime settimane. Xeneta, da parte sua, non indica una data di possibile arresto del declino delle tariffe dei contratti, ma spiega di prevedere ulteriori diminuzioni con l’arrivo del nuovo anno, anche in considerazione del fatto che i suoi analisti per il 2023 stimano una riduzione del 2,5% dei volumi trasportati complessivamente.
Gli aumenti del costo del trasporto marittimo negli ultimi due anni hanno contribuito notevolmente all’aumento dei prezzi dei beni, siano essi materie prime o prodotti finiti. In maniera eccessivamente semplicistica potremmo pensare che essi siano stati semplicemente “ribaltati” sui costi dei beni tangibili contribuendo in tal modo all’innalzamento del tasso di inflazione. In realtà si tratta di una visione parziale. Le conseguenze vanno analizzate su una prospettiva più ampia. A fianco degli aspetti economici vanno sottolineati anche gli aspetti legati al crollo dell’affidabilità (intesa come puntualità) del servizio di trasporto marittimo. Come possiamo vedere il dato di affidabilità è passato da valori attorno all’80% dell’anno 2019 al 30-40% dell’anno 2021. I ritardi medi sono raddoppiati da circa 4 giorni a 8.
In conclusione, l’instabilità generata dalla pandemia sanitaria ha generato ben più di un proporzionale aumento dei prezzi causato da un aumento dei costi di trasporto; in alcuni casi ha comportato la necessità di aumentare oltremisura le scorte per garantire una continuità produttiva e di servizio. Dove questo non è stato possibile, ha causato delle vere proprie interruzioni delle catene di fornitura e conseguenti disservizi. In altri casi, ove economicamente sostenibile, degli shift modali a favore di modalità di trasporto più affidabili e costose.
Anche da questo punto di vista la situazione durante il 2022 sembra essersi avviata con un trend positivo verso i valori del 18-19. Questo fatto, oltre che giovare alla continuità delle forniture delle nostre aziende, potrebbe anche parzialmente far riguadagnare parte della domanda di trasporto marittimo temporaneamente migrata verso altre modalità.
Autore: Stefano Milanese
Ingegnere Gestionale, da una decina d’anni si occupa di formazione dopo aver maturato una più che decennale esperienza con ruoli di responsabilità nelle aree Supply Chain e Logistica presso multinazionali leader nei settori consumer goods e fashion.
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